La conservazione del Kentucky

Se si parla di conservazione dei sigari, ed in particolare di sigari caraibici, e poniamo una domanda sulla loro conservazione in cigar club, o gruppi social dedicati,  troviamo tutti d’accordo:  vanno conservati in humidor, in ambiente protetto ed alla giusta umidità; non a caso Davidoff aveva inventato l’humidor.

Se poniamo lo stesso quesito, ma questa volta relativo ai sigari di tabacco Kentucky, ecco che arrivano le risposte più disparate, frutto di saggezza popolare (“come faceva mio nonno”) e “anni e anni di pratica”, e non è escluso che, soprattutto sui social, tra una risposta e l’altra non si scaldino gli animi e si alzino i toni.

Questo perché il panorama dei sigari di Kentucky, nell’ultimo periodo, si è notevolmente differenziato e ampliato e questo ha portato a modificare l’approccio alla conservazione, dato da una ampia gamma di caratteristiche dei sigari attualmente fruibili, che richiedono gradi di attenzione diversi, sia per la conservazione che per la loro fruizione. C’è poi anche un aspetto più, se vogliamo, edonistico, legato ad una riscoperta del fumo lento, della sua fruizione e di quello che gravita intorno alla fumata stessa, ma questo aspetto per ora, seppur non del tutto trascurabile, lasciamolo da parte.

Tendenzialmente possiamo dire che un sigaro comprato dal tabaccaio, soprattutto se di fiducia e conservato da quest’ultimo nel modo ottimale, dovrebbe poter essere fumato subito senza precauzioni. Dovrebbe: perché a volte purtroppo, non è cosi, e questo può avvenire per motivi legati sia ai tempi di giacenza in tabaccheria (basti pensare ad un uscita a serie limitata che transita in tabaccheria poco tempo per essere subito spolverizzata dagli appassionati), sia a caratteristiche specifiche di sigari più “particolari”.

La cosa migliore è quindi provvedere in autonomia alla miglior conservazione per il sigaro che ci piace e per il modo in cui ci piace fumarlo.

Prima di tutto diciamo che l’umidità relativa dovrebbe posizionarsi tra il 50% e il 60% e anche con una certa tolleranza, una forbice un poco ampia anche perché non siamo tutti uguali e non tutti cerchiamo nel sigaro le stesse sensazioni, possiamo preferire la fumata diretta e decisa di un sigaro più “secco” come invece la fumata morbida e complessa di un sigaro ben umidificato, e qui non ci schieriamo.

Dopo l’acquisto, arrivati a casa, sarebbe bene combattere la voglia impellente di “fare la festa” ai nuovi arrivati, rimuovendo i sigari dalla loro confezione e riponendoli nell’ambiente controllato che abbiamo destinato loro. Questo soprattutto per sigari composti di tabacchi più spessi e ricchi, quelli per intenderci più pregiati, ai quali un pochino di preparazione non farebbe amle;  per i sigari “da battaglia” possiamo ovviare e, a meno di palesi errori di conservazione, fumarceli tranquillamente.

Abbiamo appena fatto una differenziazione tra sigari di fascia alta e sigari economici? Si, ma non per motivi di portafoglio, senza entrare nelle specifiche tecniche e generalizzando un minimo possiamo dire che i tabacchi più ricchi di elementi, più spessi e più  igroscopici possono assorbire più acqua e questo rende questi tabacchi più “sensibili” a sbalzi di umidità; ovvio che anche un motivo economico ha le sue ragioni: quando vado ad accendermi un sigaro che ho “pagato caro” lo faccio per dedicarmi quel momento e sono meno disposto ad accettare che qualcosa rovini… la magia.  

Dove conservare i sigari? Possiamo scegliere di optare per un humidor, un barattolo, una giara (termine molto elegante il più delle volte per descrivere un vaso da conserve dell’Ikea, o Bormioli, o altro che abbia la chiusura ermetica). Il vantaggio della giara sarà senza dubbio principalmente economico, ma la soluzione terribilmente poco elegante. L’humidor sarà sicuramente la scelta più elegante, ce ne sono un’infinità di modelli e molti possono diventare veri e propri oggetti di design, credetemi: anche per i non fumatori, un bell’humidor in un salotto ben arredato diventa il fulcro e il punto di interesse di quella stanza. In più, essendo all’interno in legno, possibilmente cedro, avrà una capacità di mantenere l’umidità durante le aperture maggiore del vetro della giara. Un consiglio: non valutate solo il prezzo, leggete dettagli e recensioni, online si trovano offerte strabilianti di humidor che sembrano belli ma poi hanno parti in plastica e chiusure non ben sigillate.

Come vediamo quando un sigaro è pronto per essere fumato?

Qui entra in campo l’esperienza e una piccola dose di sensibilità che si affinerà con il tempo: tendenzialmente diciamo che un sigaro con la fascia troppo lucida e oleosa, o troppo morbido al tatto (non emettendo nessun rumore rigirandolo tra le dita) è probabilmente troppo umido, a meno che non cerchiamo QUEL tipo di fumata probabilmente deve seccare un po'.

Possiamo anche fare una prova di tiraggio a crudo: se è troppo serrato conviene provare a farlo seccare ancora un poco.

Come controlliamo l’umidità relativa?

Generalmente negli humidor c’è tutto l’occorrente, un contenitore con spugnetta da umidificare e un igometro che ci segnalerà l’UR che abbiamo all’interno, il procedimento è basilare: quando l’umidità scende bagniamo di più la spugnetta, semplice no? e questo è quello che possiamo utilizzare anche nel caso della giara, oltretutto gli igometri si trovano anche online, di tipo digitale e a prezzi molto contenuti.  

Ma ci sono dei casi, come da noi sul mare, in cui a volte dobbiamo fare il lavoro inverso, cioè dobbiamo proteggere i nostri sigari da un’eccesso di umidità che c’è nell’ambiente. E allora come fare?

Si, potremmo ricorrere a metodi più artigianali come il riso tostato od altro, ma perché ammattire quando esistono i BOVEDA! Cosa sono i Boveda?

Sono gel brevettati, racchiusi in appositi packs porosi, che mantengono il tasso di umidità dichiarato e lo ripristinano in caso di sbalzi. Citando una pubblicità che gira parecchio in questo periodo: Scienza, non magia!

Esistono bustine da 49, 62, 65, 69, 72 e 75% di umidità, più anche bustine da 84% per l’avvio di humidor nuovi.

Sono, per la conservazione dei sigari, la panacea di tutti i mali, li butti dentro e non ci pensi più (almeno per il tempo che durano, poi vanno sostituiti o rigenerati), costano il giusto, possono stare a contatto diretto con i sigari e, per chi se la sente di perdercisi un pochino, possono essere rigenerati all’infinito.

Altra domanda che viene fatta spesso sui vari gruppi: ma l'involucro di plastica che avvolge il sigaro si lascia o no?  Io personalmente la lascio perché se mi capita di fare lunnnnngggghhhi invecchiamenti mi dà gusto la plastica ingiallita (mi rende ancora più l'idea di una fumata vintage :-) ). A domanda fatta a master blender MST mi è stato risposto che gli involucri sono chiusi su più punti ma non sono sigillati completamente e permettono il passaggio di aria, un po' come dire che non cambia un gran che alla fine, anche se mi sembra di percepire che lasciarla un poco limiti il mischiarsi di sapori tra i vari sigari nell'humidor.

Ecco, mi sembra di aver buttato giù più o meno lo stretto necessario per colmare qualche lacuna su un argomento così complesso. Studiate, valutate la soluzione che più vi aggrada e che più si adatta al vostro tipo di fumata o al sigaro che preferite, provate e… riprovate con varianti, potreste scoprire che vi piace quel sigaro fumato in quelle condizioni che qualcuno vi aveva detto essere sbagliate.

Un altro aspetto da non sottovalutare, al pari della conservazione, per godere appieno dei nostri amati sigari è una giusta e corretta accensione, oggetto di un articolo a parte, andatevelo a vedere J .

Per ora, un saluto ed il solito consiglio: dedicatevi del tempo, voletevi bene!

IL PRESENTE ARTICOLO E’ INDIRIZZATO AD UN PUBBLICO MAGGIORENNE E INTERESSATO AL MONDO DEL FUMO LENTO.

NON COSTITUISCE ISTIGAZIONE AL FUMO. SI RICORDA CHE IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE.